1 maggio 2014

Sergio Aschero - "Shchigalo" incontro con l'autore al Salone del libro di montagna




Shchigalo Poesie e filastrocche in dialetto garessino

Fulvio Basteris, nella sua presentazione, li paragona all’odore del pane, quello ancora caldo appena sfornato, “perché è l’odore più buono e più naturale”. E i versi di Sergio Aschero, raccolti ne “Shchigalo” sono genuini, familiari, il frutto di una naturale vena poetica, che sa anche essere divertente, attenta, curiosa. La raccolta di poesie e filastrocche in garessino gode poi di un particolare fascino proprio perché in dialetto: “dagli anni ’60 in poi  Garessio ha vissuto un vuoto nel panorama degli scritti poetici dialettali. Poeti ce ne sono e scrivono molto, ma in italiano. L’opera di Sergio era quindi attesa; un libro piacevole, ricco di ottime poesie pure dal punto di vista metaforico e di stile”. Attraverso la sua opera Sergio Aschero, garessino legato al proprio paese di origine e vincitore del primo premio di letteratura in Piemonte per Lingua e dialetti nel 1986, riscopre le proprie radici, le difende e le valorizza perché non siano dimenticate. “Io non amo la lingua “unica” – ha affermato nel corso della presentazione della sua raccolta – ma la particolarità del dialetto, così tipico da essere diverso a seconda della borgata in cui si abita”. Un lavoro complesso, quello di Aschero coadiuvato nella messa per iscritto del garessino e nella grafica da Fulvio Basteris, che propone in versi le passioni dell’autore per la fotografia, per il volo e la poesia. Un libro che testimonia “quanto il dialetto sia ancora attuale  e parlato, seppur in modo imbastardito, pure tra le nuove generazioni”. Ma che significa “Shchigalò”? Il titolo si ispira alle bolle, anche le più piccole, che si formano sulla superficie di un liquido.

Sergio Aschero, garessino doc e ora residente a Mondovì, è l'autore di una composita raccolta di poesie e filastrocche scritte nel dialetto del suo paese natìo, dal titolo “Shchigalo'”. Più d'uno sono i motivi che rendono interessante l'opera di Aschero, come ha raccontato lui stesso ai nostri microfoni, a partire dal fatto che da settant'anni nessuno avesse più provato a scrivere in versi utilizzando quel vernacolo tanto particolare.
L'opera, che si avvale delle competenze linguistiche e non solo di Fulvio Basteris, raccoglie cinque lustri di scrittura e va letta con l' "allegra nostalgia" verso una lingua (e un mondo) che Aschero prova a preservare con i suoi versi e che, superati i 50 anni, ha sentito l'esigenza di pubblicare e condividere con gli altri. Riguardo il titolo, "Shchigalò'", Aschero spiega che fa riferimento alle bolle che si formano sulla superficie di un liquido, un'immagine che l'ha affascinato fin da piccolo e che campeggia anche sulla copertina del libro. illustrando anche la passione per le tradizioni della sua terra.