29 giugno 2015

Il programma degli "Incontri con gli Autori" del 2° Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana





Gabriele Gallo "Rifugiarsi nella descrizione di un attimo" guida ai rifugi e ai bivacchi della provincia di Cuneo - Alpi Marittime  Daniela Piazza Editore  (Sabato 4 luglio ore 10,45)



Pur essendo un libero professionista, non intendo utilizzare questo spazio per snocciolare curriculum più o meno artificiosi. Da buon sostenitore dell'informalità, mi limiterò viceversa a raccontarvi qualcosa di me.
Nasco nel 1986 a Ceva, una piccola cittadina sita nella parte meridionale della provincia di Cuneo, per abbandonarla però dopo pochi giorni e trasferirmi nella vicina Mondovì, dove vivo ancora attualmente. Accanto agli studi tradizionali (Diploma di Liceo Classico e  Laurea Triennale in Scienze e Cultura delle Alpi presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino), coltivo negli anni tre grandi passioni, che sono nel tempo divenute i pilastri portanti della mia attuale professionalità (o presunta tale): la meteorologia, la montagna e la scrittura, qui riportate rigorosamente in ordine cronologico. L'amore per i fenomeni atmosferici e le scienze meteorologiche è il primo a manifestarsi all'età di 4/5 anni: fatale in tal senso la grande nevicata dell'Immacolata del 1990. Le attrazioni per la montagna e la scrittura, invece, si sviluppano più tardi quasi per "osmosi genitoriale". Oggi tento così di occuparmi di tutti e tre gli ambiti suddetti, sovrapponendoli l'un l'altro laddove è possibile. Dal 2009 sono quindi Vicepresidente nazionale dell'Associazione ONLUS MeteoNetwork (con la quale organizzo convegni, corsi o incontri a tema) e Presidente dal 2014 dell'Associazione Alpi di Cuneo, nata in seno ad una Start Up di Imprenditoria Sociale realizzata dalla Camera di Commercio di Cuneo in collaborazione con l'Universitas Mercatorum. In ambito editoriale, infine, collaboro con il settimanale locale L'Unione Monregalese attraverso la rubrica "Tramonti - curiosità e aneddoti tra montagne e meteorologia" e sto parimenti completando una guida in quattro volumi sui Rifugi e sui Bivacchi della provincia di Cuneo con la Daniela Piazza Editore di Torino, intitolata "Rifugiarsi nella descrizione di un attimo". I primi due volumi (riferiti rispettivamente alle Alpi Liguri e alle Alpi Marittime) sono disponibili nelle maggiori librerie della provincia e su internet, il terzo (incentrato sulle Valli Grana e Maira) è in fase di ultimazione, mentre la realizzazione del quarto è prevista per il 2016.


Bruno Vallepiano  "Oscuri percorsi" Araba Fenice - (Sabato 4 luglio ore 15,30)








Oscuri percorsi L'ispettore Matteo Tarditi riparte da Carrù alla caccia del Legionario, il misterioso Robin Hood che fa giustizia alla sua maniera. Una nuova storia tra il basso Piemonte e la Liguria, questa volta sulle tracce di spietati ladri di farmaci. Insospettabili assassini dai colletti bianchi nel nuovo capitolo della saga iniziata con la Dama blu e proseguita con In ginocchio da te. Una storia mozzafiato, tra amori grandi e grandi tragedie. La realtà è terribile, forse ha ragione il Legionario.

Quarta di copertina

"Non esiste il perdono, esistono solo persone con la memoria corta. Il perdono è un'anestesia della mente; serve solo per salvare, chi crede di perdonare, dal dolore che deriva da un torto subito, da un tradimento o da un inganno. Il perdono è la peggiore delle malattie. Esso è la caratteristica dei deboli, degli incapaci ad affermare i propri diritti, di chi non sa ribellarsi e percorrere la strada della vendetta. Il perdono è pericoloso per l'equilibrio della coscienza stessa delle persone; esso mette a rischio la loro capacità di fronteggiare e seguire gli istinti inconsci più veri e serve solo ai narcisisti che, perdonando, vogliono sentirsi superiori agli altri. Il perdono non è un gesto di altruismo ma è la ricerca di un sollievo che io non voglio cercare. Io voglio coltivare il ricordo del dolore e cercare le ingiustizie per vendicarle, ed il perdono non mi appartiene."

Bruno Vallepiano è nato a Roburent  ed in questo paese della  montagna cuneese risiede e lavora a tutt'oggi, occupandosi di attività turistiche legate al mondo della neve e dove ricopre dal 2004 la carica di sindaco.
È presidente dal 2006 di "Cuneo Neve", il consorzio che raggruppa le stazioni sciistiche del cuneese e del CFP Cebano Monregalese, l'Agenzia formativa che ha sedi nelle città di Mondovi, Ceva e Fossano.
Ha iniziato negli anni ottanta la sua attività di scrittore con le prime esperienze presso il settimanale “Gazzetta di Mondovì”, sotto la guida di Nino Manera, giornalista di grande esperienza che fu suo primo “mentore” e lo accompagnò all'iscrizione all'Ordine dei Giornalisti nel 1982. Da allora in poi ha collaborato con varie riviste e periodici occupandosi, soprattutto, di argomenti correlati alla montagna.
Ha poi pubblicato, con vari editori, guide e saggi sulla montagna.
Nel 2008 è stato sdoganato come scrittore di libri gialli-noir dalla Fratelli Frilli Editori di Genova, ed oggi dirige la collana “ARabaGIalloNEra” presso l'editore Araba Fenice con sede a Boves. Ha pubblicato con lo stesso editore: La pietra delle masche, Buio in sala, La Dama blu, So dove parcheggi, In ginocchio da te, Violazione di domicilio.


Il sito dell'autore:

http://www.brunovallepiano.com 



Giorgio Ferraris e Franca Acquarone            "I racconti del treno" Araba Fenice  (sabato 4 luglio ore 16,30)







I racconti del treno Il treno corre da Ceva verso Ormea, supera ponti ad archi e gallerie scure in cui si infila per sbucarne quasi subito con un fischio acuto, vittorioso.

Altri tempi, ora la ferrovia Ceva-Ormea è un “ramo secco”, le rotaie aspettano, in silenzio.

Il libro, nato da un'idea di Franca Acquarone, raccoglie dieci racconti, uno per ogni stazione della linea ferroviaria più quello relativo alla stazione di Oneglia in cui il treno non è mai arrivato, nonostante il progetto iniziale. I racconti, incorniciati dalla prefazione di Annibale Salsa, sono di scrittori locali e di fama nazionale: Paola Scola, Giammario Odello, Cristina Rava, Mariapia Peirano, Maria Tarditi, Romano Nicolino, Giorgio Ferraris, Franca Acquarone, Bruno Vallepiano, Ugo Moirano. Tutti col proprio stile e le proprie peculiarità narrative, hanno sviluppato vicende legate a situazioni, reali o di pura fantasia, che fanno riferimento al treno ed al suo percorso.

Il libro si inquadra tra le iniziative di sensibilizzazione e di supporto alla rinascita della linea Ceva-Omea in un'ottica di valorizzazione dell'Alta Valle Tanaro.





Giorgio Ferraris maestro elementare, è nato il 3 aprile 1952 a Ormea (Cuneo) dove vive e dove è stato sindaco per tanti anni. Ha scritto e pubblicato per Araba Fenice Alpini dal Tanaro al Don, sulle vicende dei Battaglioni Ceva e Mondovì  al fronte russo, In prima linea a Nowo Postojalowka e Ricordati che sei del Ceva, storia di un battaglione alpino.

Franca Acquarone è nata a Ormea.  Psicologa-psicoterapeuta, direttore del Servizio di Psicologia dell'Azienda Sanitaria di Mondovì e Ceva.
Si occupa professionalmente da alcuni anni dei problemi degli anziani e si interessa a progetti di cultura e tradizione del territorio.
Con Araba Fenice ha pubblicato nel 2007, insieme a Sebastiano Castellano, il libro "Patate, latte e castagne. Ricette e storie dell'Alta Val Tanaro".







Michele Corti "Cibo e identità locale" Centro Studi Valle Imagna"  (Sabato 4 luglio ore 17,30)





Cibo e identità localesistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità” di Michele Corti, Sergio De la Pierre e Stella Agostini, edito dal Centro Studi Valle Imagna.
Uno studio approfondito e articolato per segnalare i processi virtuosi innescati in sei distretti lombardi grazie alla riscoperta dei prodotti tipici dell’enogastronomia.  
Il libro (oltre 500 pagine) ricostruisce alcuni “modelli” esemplari di sviluppo locale in cui la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali ha innescato processi virtuosi di rigenerazione comunitaria. All’insegna di proposte autosostenibili.

Il volume “Cibo e identità locale” mette in relazione l’esperienza di Gandino con il Mais spinato con altri cinque sistemi agroalimentari lombardi di eccellenza: il grano saraceno di Teglio, il vitigno urbano Pusterla di Brescia, l’asparago di Mezzago, lo stracchino all’antica di Corna Imagna e il bitto della Val Gerola.

Michele Corti Nato a Milano il 02.02.1956 da famiglia milanese con secolari radici nel mondo degli allevatori/casari (di antica origine Orobica) e degli agricoltori (fittavoli).
E’ docente a tempo definito presso l’Università degli Studi di Milano dove insegna Zootecnia di montagna. Di matrice accademica zootecnica ha sviluppato in anni recenti un profilo scientifico-professionale ruralista e si interessa di sistemi zootecnici alpini nella complessità dei loro aspetti tecnico-scientifici e socio-culturali.
Negli ultimi anni ha rivolto il suo interesse di ricerca ai sistemi di allevamento animali estensivi considerati dal punto di vista polifuzionale del mantenimento del paesaggio e, della prevenzione degli eventi calamitosi e del miglioramento a fini faunistici, ma soprattutto dell’integrazione con l’attività turistica. Più di recente si sta occupando dell'impatto della predazione a seguito della comparsa del lupo e della reintroduzione dell'orso sulle Allpi.
Si occupa altresì di sistemi zootecnici territoriali sostenibili in relazione a filiere pastorali e zootecniche connesse alla trasformazione in prodotti tradizionali . E’ attualmente impegnato anche in ricerche nel campo della storia dell’agricoltura negli aspetti specifici del pastoralismo e delle transumanze e in indagini sulle implicazioni socioculturali dell’evoluzione tecnica e strutturale dei sistemi zootecnici alpini con particolare riferimento all’alpeggio, nonché  all’allevamento caprino.
Ha collaborato e collabora con diversi enti (Regione Lombardia, Regione Piemonte, Province di Co, Va, Bg, Tn, Comunità Montane, Ersaf, Irealp, Camera di Commercio di Vb) a progetti di caratterizzazione, tutela  e valorizzazione d risorse pastorali,i prodotti e razze locali nonché di sviluppo del turismo rurale .
È presidente del coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biogas no biomasse e per la tutela della salute e dell'ambiente. Consigliere del Coordinamento Nazionale Pesticidi No Grazie (con sede a Verona)  Fondatore di numerose associazioni (associazione agricoltori lombardi - ALA, associazione culturale padano-alpina - ACPA, società per lo studio e la valorizzazione dei sistemi zootecnici alpini - SOZOOALP, amici degli alpeggi e della montagna - AMAMONT, associazione lombarda per la didattica in agricoltura ALDA, associazione pastori i (ora lombardi), associazione per la tutela delle razze autoctone a rischio di estinzione RARE).
E' segretario insieme a Robi Ronza del Forum Terre Alte. Ideatore della manifestazione itinerante festival del pastoralismo e dell'alpeggio Terre d'Alpe che ha preso il via a Cuneo nell'inverno 2013/2014 con programmazione di nuove tappe in Lombardia.


Francesco Carrer conferenza "Il Progetto EthWal, gli insediamenti rurali pastorali in alta quota della Valle Maudagna" (sabato 4 luglio ore 20,45)







Il Professor Francesco Carrer che indaga i casot della Valle Maudagna dall'estate 2013, illustrerà in questa seconda conferenza stampa (la prima fu organizzata nell'agosto dello scorso anno) i clamorosi risultati delle analisi statistiche e di laboratorio sui reperti scavati in alta quota, studio  che lo ha visto impegnato nel dipartimento di archeologia dell'università inglese di York per tutta la stagione invernale. La ricaduta da un punto di vista turistico può costituire un'ottimo volano per l'economia di tutto il comprensorio. L'appuntamento è per sabato 4 luglio 2015 alle 20,45 presso la Sala Convegni dell'Albergo Italia di Frabosa 
Sottana.






Francesco Carrer Mi sono laureato in Archeologia presso l'Università di Padova nel 2004, ho conseguito un master presso la stessa Università nel 2007, con una tesi di archeologia preistorica e protostorica. Poi mi sono trasferito all'Università di Trento nel 2008 per il mio dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia. Ecco, il mio progetto di ricerca ha affrontato il tema dell'integrazione dell'interpretazione etnoarcheologica e metodi quantitativi per lo studio dei paesaggi pastorali delle Alpi orientali (provincia di Trento). Tra giugno 2012 e maggio 2013 sono stato borsista post-dottorato presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Trento, con un progetto incentrato sulla indagine archeologica e l'analisi spaziale dei siti preistorici e storici negli altopiani di San Vito di Cadore (Veneto, Alpi orientali, Italia).
I miei interessi di ricerca riguardano etnoarcheologia, archeologia del paesaggio, montagna archeologia e metodi quantitativi in ​​archeologia. Sono specificamente interessati a pastorizia stagionale, da un punto di vista etnografico e archeologico, e l'uso di applicazioni GIS in etnoarcheologia.
Nel 2013 mi sono iscritto al Dipartimento di Archeologia dell'Università di York come Marie Curie Research.
 Il mio progetto di ricerca si propone di indagare come i pastori delle Alpi occidentali modellano i loro paesaggi stagionali nelle regioni montagnose. Le mie aree di ricerca sono il Monregalese Valle Maudagna (provincia di Cuneo, Piemonte, Italia) e il Parco Nazionale des Ecrins (Dipartimento des Hautes-Alpes, Francia), dove lavoro con Kevin Walsh.





L'etno-archeologia è lo studio etnografico legato all'archeologia. In cosa consiste l’etnografia? L’etnografia dal greco etnos (popolo) e grapho (scrivo) letteralmente “descrizione del popolo” è il metodo con cui operano le ricerche sul campo delle scienze etno-antropologicheFare etnografia significa recarsi tra coloro che si vuole studiare per un certo periodo di tempo, ed utilizzare alcune tecniche di ricerca (come l’osservazione e l’intervista) allo scopo di collezionare un insieme di dati che poi vanno interpretati.

Nel caso dei paesaggi di alta quota ci si avvale di due strumenti di lavoro: le interviste ai malgari e la ricerca in archivi, biblioteche, comuni di documenti storici che aiutano l’archeologo nella successiva fase di scavo. Nel luglio del 2013 il Prof. Francesco Carrer del dipartimento di archeologia della University of York (Regno Unito) ha iniziato la ricognizione della zona presa in esame, (la Val Maudagna) avvalendosi di quattro strumenti fondamentali per l’investigazione: la bussola, il gps, il registratore e la macchina fotografica. La bussola ovviamente serve per l’orientamento, il GPS è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare che attraverso una rete satellitare fornisce ad un terminale mobile o ricevitore GPS informazioni sulle sue coordinate geografiche ed orario in ogni condizione meteo. La localizzazione avviene tramite la trasmissione di un segnale radio da parte di ciascun satellite e l’elaborazione dei segnali ricevuti da parte del ricevitore. Il registratore è utile quando individuato un insediamento, se ne devono descrivere nell’immediato le caratteristiche quali la lunghezza, larghezza, dimensione in altezza ed altre notizie utili che assieme agli scatti fotografici consentiranno in un secondo tempo di studiare meglio il sito in questione. La fase successiva archeologica riguarda lo scavo vero e proprio dell’insediamento. Il Progetto Ethwal, finanziato dalla Comunità europea e portato avanti dall’Università di York, indaga su due aree distinte delle Alpi Occidentali, la Val Maudagna nel territorio di Frabosa Sottana, ma non solo, e la Vallèe de Freissinieres nel dipartimento francese delle Hautes Alpes nei pressi di Briancon.




Cosa studia questo progetto? Il progetto studia i casot dei pastori in alta quota, che venivano e vengono ancora oggi utilizzati durante il periodo estivo (giugno-fine settembre). Perché proprio in Val Maudagna si è concentrata la ricerca? Tutto nasce da un opuscolo realizzato dal Dottor Giovanni Comino ex Sindaco di Frabosa Sottana, quando a capo del servizio veterinario dell’asl di Cuneo realizzò il libretto dal titolo “Caseificare in alpeggio: si può? Una tradizione tra passato, presente e futuro”. Il volume venne mostrato al Prof. Carrer il quale vedendo alcune immagini dei casot, rimase stupito di come alcuni di loro si erano conservati in maniera ottimale rispetto ad altre zone alpine, e nel 2012 presentò appunto un progetto di ricerca che venne autorizzato. Cos’è un casot? Molte persone andando in alta montagna li avranno visti, ma sicuramente la gran parte non conosce l’utilizzo passato, presente e futuro di tali insediamenti. Nell’estate del 2013 il Prof. Carrer nel corso di due campagne in luglio e agosto, riuscì nella zona della Balma a censire circa ottanta casot, alcuni ancora utilizzati o abbandonati da pochi anni, altri solamente ruderi di pietra. Lo scavo dell’estate 2014 si è concentrato per oltre una settimana su di un casot situato al di sotto del lago della Brignola, posto vicino ad una fontana, in una posizione ottima.
A questo punto sorge spontanea da parte di molti la domanda: perché studiare i casot?

Per diversi motivi:

- per ricostruire la storia

- per capire meglio la storia (antica e moderna) della pastorizia

- per capire perché sono stati costruiti e utilizzati

- per capire meglio la storia (antica e moderna) dei paesaggi alpini

- il quinto motivo, perché sono un patrimonio da preservare, che può essere uno strumento di valorizzazione turistica del territorio.


Come si studiano i casot?

Si inzia con il lavoro di censimento e catalogazione perlustrando l’intera zona in questo caso l’intera Val Maudagna. Facendo ricerche su documenti e libri in archivi e biblioteche. Realizzando interviste con coloro che utilizzano o hanno in passato utilizzato tali strutture, i pastori e i malgari, partendo dai giovani per arrivare agli anziani che hanno una memoria storica ovviamente più lunga che può arrivare attraverso le testimonianze dei loro padri anche ad oltre cento anni indietro.

La fase successiva è quella dei rilievi topografici che viene effettuata con strumenti familiari ai geometri come la stazione totale. In seguito si passa ai campionamenti e per finire lo scavo archeologico. Tutti i dati raccolti in estate vengono rielaborati nella stagione invernale in università, compiendo analisi statistiche e analisi di laboratorio. I primi risultati di questa ricerca hanno consentito di censire oltre 80 insediamenti nella zona circostante il Rifugio Balma, ma sicuramente i casot erano un tempo molti di più.

I casot sono sopravvissuti fino ai nostri giorni (alcuni insediamenti sono risalenti ad oltre tre secoli fa), sono elementi caratteristici del paesaggio montano locale, si collocano al confine tra archeologia, storia e etnografia, sono di grande interesse per la ricerca scientifica, un patrimonio da proteggere e valorizzare e di potenziale interesse turistico.
Quali sono le ricadute sul territorio? Conferenze come quella tenuta il 16 agosto 2014 a Frabosa Sottana, con la presentazione del progetto e dei primi risultati, articoli su internet, sulla stampa, su riviste scientifiche, ma la novità consiste nella ricaduta turistica con la valorizzazione attraverso volantini informativi ed opuscoli. Il turista ha già a disposizione i numerosi sentieri che passano attraverso i casot, quindi non resta che sfruttare questa potenzialità per il futuro.




Paola Scola "Eroi nel fango" Araba Fenice" (domenica 5 luglio ore 10,45)



Paola Scola, 45 anni, di Ceva, giornalista professionista, laureata in Lettere classiche, ha iniziato giovanissima a collaborare come corrispondente del settimanale L'Unione Monregalese e, dall'ottobre 1991, con il quotidiano La Stampa, del quale è oggi redattore. Ha scritto le cronache nei giorni dell'alluvione '94 e negli anni successivi, raccogliendo storie, documenti, fotografie. Dopo aver realizzato prefazioni per altri autori, è al suo primo libro.

"Fino al 5 novembre 1994 il termine alluvione era soltanto la definizione di un evento calamitoso studiato a scuola in geografia, ma da quella data l'Alluvione è entrata prepotentemente nelle vite di tutti coloro che vivevano lungo il fiume Tanaro".
"Vent'anni. Quanti bastano perchè i bambini e i ragazzi che oggi frequentano elementari, medie e superiori non abbiano condiviso quei momenti e non sappiano che cosa sia stato davvero".
"Quel Tanaro che ci era sempre parso sonnolento e insignificante, ci aveva presi di sorpresa, rimangiandosi indistintamente tutto quello che sorgeva sulla sua strada".
"La bellezza di quelle colline con i colori delle vigne si era di colpo trasformata come se tutto fosse precipitato in un inferno di acqua e fango. Il tempo era grigio, continuava a piovere come se non fosse piovuto mai".
"Persero tutto quello che avevano; quella tragedia li segnò per sempre. E per mio padre e mia madre non fu mai più come prima".

Eroi nel fango Vent'anni fa, il 5-6 novembre 1994, il Tanaro e i suoi affluenti in piena sconvolgevano la geografia del Basso Piemonte. Le colline avevano ceduto, come ferite da profondi graffi. L'acqua era arrivata ovunque. Nella provincia di Cuneo ci furono 29 morti, travolti da frane e inondazioni o vittime del crollo di ponti. Migliaia di persone rimasero senza casa, lavoro, ricordi. In quei drammatici giorni, era fondamentale la lotta per sopravvivere e ripartire. Nei mesi successivi, lo è stata la battaglia contro i ritardi della burocrazia, che impedirono o rallentarono il ritorno alla normalità. Negli uni e negli altri, tante figure di uomini e donne hanno combattuto in modo coraggioso: dai sindaci ai loro collaboratori comunali, dagli industriali ai piccoli imprenditori, dagli artigiani e agricoltori a pensionati e studenti. Storie di ordinaria e quotidiana grandezza: quella degli "eroi nel fango", che sono stati più forti della Grande Alluvione. Dopo vent'anni, le loro vicende sono protagoniste di questo libro. I ricordi di allora, le amarezze, i rimpianti, la sofferenza, la fatica e l'orgoglio di avercela fatta. Per sè e per i propri paesi e città. La struggente memoria dei familiari di chi non c'è più ( il libro  li ricorda tutti). Quello che il disastro del '94 - da dove è nata la Cultura della Protezione civile - ha insegnato e quello che, invece, ha continuato a ripetersi altrove.


Christian Roccati "Sette nero" il Geko Edizioni e "Sentieri di neve" Edizioni del Capricorno" (domenica 5 luglio ore 15,00)


Momenti di quasi gloria Sette Nero, solo un numero eppure una vita alla ricerca di un destino non scritto. La storia di un atleta all'inseguimento del proprio limite, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara. 
A quali sacrifici può condurre la propria determinazione? Quanti ostacoli si devono affrontare per raggiungere un grande obbiettivo? Quali avventure si possono respirare?
Dai trionfi alle più dure sconfitte, dalle competizioni in ogni angolo d'Italia alla vita quotidiana nei campi sportivi genovesi, dagli amici fraterni alle sfide con i big dell'atletica.
Medaglie, traumi, record, cadute, tartan, chiodi e sogni: il racconto di un agonista e la sua lotta senza sosta per tre incandescenti lustri.

«Abbiamo un tesoro inestimabile tra le mani eppure spesso lo buttiamo, vivendo una vita preconfezionata, inseguendo bisogni inutili indotti per ottenere il controllo delle masse, l'ultimo cellulare o televisore, la scarpa di moda o la macchina di grido».

Christian Roccati è uno scrittore-alpinista, Accademico e Testimonial del GISM, delegato ligure per l'Accademia d'Arte e Cultura Alpina, ex Membro della Commissione Centrale Pubblicazioni del CAI. Ha al suo attivo la pubblicazione di 25 libri (in sette anni), 400 articoli (cartacei e radiofonici), 400 fotografie edite e numerose mostre, 3 premi letterari nazionali, 7 incarichi da addetto stampa nazionale, 150 conferenze.

Laureato in storia (110 + lode + dignità di stampa + effettiva pubblicazione) ed ex atleta di alto livello (8 podi campionati italiani e numerosi record) vive la montagna come una vocazione, una manifestazione di arte e trascendenza. 

Alpinista con numerose esplorazioni e aperture a 360°, appassionato di scalate su roccia e ghiaccio, speleologia e canyoning, MTB e sci, e corsa in montagna con prove estreme di oltre 100 km e più di 5000 m di dislivello in giornata. Tree climber nazionale certificato. 


Gianni Ferrero e Paolo Pavarino "Timballo di pere martine" domenica 5 luglio ore 16,00




Timballo di pere martine è un libro d'amore e di passioni. D'amore per la terra monregalese, di passioni culinarie attraverso le ricette di grandi ristoratori.
Ed è un omaggio a Vittorio Bertolino, lo "Chef" che ha cucinato per quarant'anni tra le montagne del Piemonte e la Riviera Ligure ed ha insegnato per molti anni all'Istituto Alberghiero G. Giolitti di Mondovì, formando una nuova generazione di cuochi.
Un volume ricchissimo di storie, di ricordi, di prodotti di un territorio meraviglioso
.

"Sabato giorno di mercato bisognava alzarsi prima per accendere la stufa per avere pronto il famoso "brod d'unsure". Arrivavano a Mondovì tutti i "cartunè" delle valli che erano moltissimi, portavano al mercato la roba di stagione e in più sempre sacchi di carbone, e trovavano nel retro, lo stallaggio per i loro muli e cavalli grossissimi, tutti prendevano una "scuela d'brod". A mezzogiorno la trippa in minestra servita sempre a scodelle, la trippa si faceva così: tagliata a dadi con un fondo di porri abbondanti, un pò sostati, si aggiungeva la trippa e patate con un poco di conserva giusto per colorire, andava cotta almeno alcune ore. Per la trippa in umido invece sempre fondo di porri e cipolla tostata abbondanti prima di aggiungere la trippa mista, tagliata a listarelle  con un poco di conserva solo per colorire, una foglia di alloro e a metà cottura a fuoco moderato, si aggiungevano le fagiolane precedentemente ammollate in acqua tiepida. Terminata la cottura si serviva in ciotole con un pò di formaggio grattugiato e un filo di olio crudo. Si serviva la pasta, tagliatelle e gnocchi se "avanzati" il venerdi".



Vittorio Bertolino Nato a Frabosa Sottana il 1° aprile 1940 dove morì il 10 gennaio 2006. Ha iniziato quindicenne all'Hotel Tre Limoni d'oro di Mondovì con gli Chefs Giovanni Petiti e Pagani. In seguito si trasferisce ad Alassio, all'Hotel Flora con lo Chef Ream che seguirà anche all'Hotel Miramare di Sestri Levante. Dopo una stagione invernale all'Hotel Plaza di Genova con lo Chef Marsiglia, a diciannove anni è Commis Garde Manger al Quisisana di Capri con Alfonso Oioli. Vi rimane due anni uscendone Chef Rotisseur. Torna in Piemonte al Cita di Limone Piemonte poi al Park Hotel di Mondovì e quindi a Lurisia in veste di Capo Cucina all'Hotel Uranio e all'Albergo Reale. Svolge la sua attività ancora sulla Riviera Ligure, a Varigotti, al Ristorante La Giara poi tre anni all'Istituto Alberghiero di Alassio dove inizia la sua prima esperienza di Chef Istruttore. Dalla metà degli anni settanta ai primi anni novanta gestisce, nelle stagioni estive, le cucine dell'Hotel San Michele di Celle Ligure (SV). A seguito dell'esperienza matura ad Alassio, accetta l'invito del Prof. De Bernardi Preside dell'Istituto Alberghiero di Mondovì a ricoprire l'incarico di Chef Istruttore dell'Istituto Monregalese, mansione che ricoprirà sino ai primi anni novanta. Lo Chef Vittorio Bertolino è stato molto apprezzato e ricercato anche per gli allestimenti di buffet di eventi importanti, tra cui la cerimonia di inaugurazione della riapertura della linea ferroviaria Cuneo-Nizza.
A metà degli anni ottanta è nominato Discepolo di Escoffier e negli anni novanta riceve la nomina di Cavaliere della Repubblica e di Cavaliere della Confraternita della Raschera e del Brus di Frabosa Soprana. 
Da grande uomo, oltre che grande chef, non ha mai disdegnato la partecipazione in veste di docente ai molti corsi di cucina organizzati in Provincia sia a livello professionale che dilettantistico, mettendo in pratica la sua convinzione che la cultura enogastronomica del territorio è patrimonio a disposizione di tutti.

Gli Autori


Gianni Ferrero componente Comitato Direttivo e Presidente di molte associazioni tra cui la P.A.M., Amici di Piazza, Società Operaia di Mondovì, Circolo di Lettura di Mondovì Piazza. Per quindici anni Presidente della Condotta Slow Food del Monregalese ora Presidente Onorario. Componente del Direttivo Regionale di Slow Food Piemonte Valle d'Aosta, oltre che membro di numerose commissioni regionali. Assessore alla Cultura-Istruzione e Turismo del Comune di Mondovì dal 1998 al 2002. Consigliere Comunale del Comune di Mondovì. Componente il Consiglio Generale della Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo. Ideatore e organizzatore di importanti manifestazioni enogastronomiche finalizzate alla promozione del territorio tra cui:
A Mondovì: Mostra Artigianato, El Maj (Festa di Primavera), Peccati di Gola (rassegna dei prodotti del territorio piemontese e ligure); Fiera di San Martino (mostra mercato di prodotti ortofrutticoli di fine autunno); 
a Borgo San Dalmazzo: Fiera Fredda (rassegna di prodotti di elicicoltura);
a Ceva: Fiera del Fungo;
a Villanova Mondovì: Attività di promozione dell'Invaso Serra degli Ulivi.
Promotore ed organizzatore di importanti convegni internazionali:
a Vicoforte: Convegno Internazionale "Piccoli Vini del Mediterraneo" in collaborazione con la Commission Europeenne Euromed Heritage II;
a Frabosa Sottana: "Convegno Internazionale e Mercato dei Formaggi di Alpeggio e di Montagna" (con la partecipazione di 10 Università Europee);
a Mondovì "Convegno Internazionale "Acqua-coltura nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente"
a Villanova Mondovì Convegno Nazionale "L'invaso Serra degli Ulivi - una risorsa per il territorio e la pesca".
Relatore e moderatore in convegni e seminari a tema turistico ed enogastronomico.

Paolo Pavarino ha frequentato le scuole elementari nella frazione Mursecco, le scuole medie a Garessio, nel 1985 la scuola alberghiera a Mondovì dove si è diplomato nel 1988 con la qualifica di addetto ai servizi alberghieri di cucina. A partire dal 1990 lavora all'Hotel San Michele di Celle Ligure (SV), Hotel Les Jumeaux di Courmayeur (AO), Hotel Villa Camilla di Varazze (SV), Hotel Ligure di Spotorno (SV), Hotel Villargia di Rimini (RN), Baita Monte Pigna di Lurisia (CN), Ristorante La Borsarella di Mondovì (CN). Nel 1997 viene premiato con la medaglia d'oro al concorso "Tartufo d'oro". Ha frequentato corsi di specializzazione presso la scuola superiore di cucina "Etoile" di Sottomarina di Chioggia (VE). Dal 2001 è membro del Team Cuochi Piemonte, con cui ha partecipato ai concorsi internazionali di Basilea, Salisburgo, Erfurt e in Lussemburgo. Nel 2008 agli internazionali d'Italia di Marina di Carrara  (MS) è campione nazionale assoluto con il Team Cuochi Piemonte. Nel 2010 si qualifica Campione Nazionale al concorso "Cucina delle Regioni" a Varazze (SV). E' Campione Nazionale di cucina calda con il Team Cuochi Piemonte nel 2013 agli Internazionali d'Italia a Marina di Carrara (MS). E' Campione Nazionale di cucina calda nel 2014 con il Team Cuochi Piemonte nella competizione "Sapienze e sapori della cucina regionale" agli internazionali d'Italia a Marina di Carrara (MS). Dal 2003 è contitolare del Ristorante Italia di Ceva (CN)


Alessandro Beltrame (domenica 5 luglio ore 17,00)




Alessandro Beltrame nel marzo 2015 ha scalato la vetta senza nome di quasi cinquemila metri nel Kyrgyzstan.

Beltrame al Salone del libro di montagna di Frabosa Sottana presenterà il video girato durante l'impresa dell'ascensione della vetta Jel Tegermen, il mulino a vento e illustrerà nei dettagli l'avventura straordinaria ricca di insidie.

Intervista del giornalista Giò Barbera dal quotidiano on-line www.ivg.it

Tien Shan. Tre uomini e un’avventura che entra nella storia dell’alpinismo mondiale. Rientrano a casa Alessandro Beltrame videomaker di Cairo Montenotte e i due amici cuneesi Paolo Rabbia e Marco Bernini. Per dieci giorni sono stati in cima ad una vetta a quasi 5 mila metri d’altezza che non aveva nome. Quel nome glielo hanno dato loro. Si chiama “Jel Tegermen, il mulino a vento” perché ricorda quelle tempeste di neve che hanno dovuto affrontare durante una scalata piena di insidie percorrendo la “strada dei 4 cuori”, altro nome che raggruppa più persone. “E’ un po’ un inno alla famiglia”, dice Alessandro Beltrame.
La loro avventura ricorda un po’ quelle del grande maestro Achille Compagnoni che veniva spesso a riposarsi con la famiglia nell’Imperiese. Uomo di grande forza e coraggio, quello stesso coraggio che ha alimentato l’impresa di questi tre amici che hanno concluso oggi la loro missione dando un nome a quella vetta nello sperduto Kyrgyzstan, a 50 chilometri in linea d’aria dalla Cina, lassù dove nessuno aveva mai osato andare.

E’ lo “Jel Tegermen, il mulino a vento” che cosa rappresenta per te? “Questa
montagna, che ricorda per forme e altezza il nostro Cervino, è situata nella parte centrale della catena montuosa del Tien Shan. Secondo l’agenzia Kirghisa che ha fornito il supporto logistico, si tratta della seconda spedizione di sempre in quest’area. La prima esplorazione era stata effettuata nell’inverno 2011 con gli sci da un team di cui facevano parte Giacomo Para e lo stesso Paolo Rabbia”.

Ed ecco come è nata questa avventura che di fatto entra nella storia dell’alpinismo di tutti i tempi.
“In base alle informazioni in suo possesso è stato possibile organizzare un viaggio esplorativo di soli 16 giorni, di cui 10 sulla montagna – racconta Alessandro –  A partire dall’ultimo villaggio raggiungibile in auto, l’avvicinamento è avvenuto a cavallo fino al campo base in un giorno, trasportando circa 80 kg tra materiale e cibo, quest’ultimo reperito interamente al villaggio. Il campo è stato posto su neve alla quota di 3070 metri, in corrispondenza della più alta fonte d’acqua disponibile. La zona è battuta quasi costantemente da venti oltre i 50 km/h (con punte rilevate anche di 100 km/h), da qui il nome Jel Tegermen dato alla montagna, che in lingua kirghisa significa “il mulino a vento”.
Come avete scalato quella montagna? “I successivi mille metri di quota sono stati percorsi sempre con gli sci nelle varie ricognizioni avvenute ai piedi del versante ovest della parete. Solo una volta superata la seraccata posta al fondo della valle è stato possibile individuare una linea di salita favorevole”, dice ancora Alessandro Beltrame

Come avete vissuto quei giorni e quali difficoltà avete incontrato? “Sono stati installati due depositi di materiale, uno intermedio a 3700 metri, l’altro ai piedi della parete a 4050 metri. In un primo tentativo, il giorno 25 marzo, è stata raggiunta la quota di 4450 metri, al termine del couloir di ghiaccio neve – risponde Alessandro Beltrame –  Dopo una sosta forzata di 4 giorni dovuta alle pessime condizioni meteo (vento e neve), nell’unica finestra di tempo discreto il 29 marzo abbiamo tentato la cima con partenza direttamente dal campo base. Quattro ore di salita con gli sci e successivamente altre 2 di scalata su neve e misto ci hanno condotto al punto più alto raggiunto precedentemente; da qui, nonostante il vento a raffiche in aumento, abbiamo affrontato la scalata degli ultimi 120 metri fino alla vetta. A questo punto il terreno si fa più impegnativo e ostico per via della pessima qualità della roccia e delle grandi difficoltà di protezione, il tutto sempre in condizioni di discreta esposizione. Salvo poche sezioni, tutta la scalata è stata effettuata con piccozze e ramponi sia su neve che su roccia, utilizzando sia chiodi che protezioni mobili (nuts e friends)”.



La cima è stata raggiunta alle ore 17:30 (ora locale) da Paolo Rabbia e Alessandro Beltrame. Marco Bernini ha dovuto rinunciare durante la salita per l’aggravarsi di una infezione respiratoria. Nei i primi 100 metri di discesa è stato inevitabile abbandonare le corde di calata, a causa dei forti rischi di caduta pietre. La base del couloir è stata raggiunta alle ore 20:00 con il buio. “La discesa in sci, gravati dal peso di tutto il materiale dei depositi, in una fitta nebbia, ci ha esauriti completamente. Al nostro arrivo al campo base, poco prima della mezzanotte, siamo stati accolti dall’amico Bernini, oltre che con un the caldo, con una salva dei petardi utilizzati le notti precedenti per allontanare i lupi… La via seguita, da noi gradata, TD -, è stata battezzata “4 cuori”.

Avete documentato questa spedizione? “Abbiamo provato, inoltre, a raccontare visivamente la storia di questa avventura. Portandoci appresso apparecchiature professionali per realizzare immagini fotografiche e video di alta qualità visiva ed emotiva. La sfida è stata affrontata in ambito: leggerezza, qualità, gestione dell’energia, ottimizzazione strumenti di produzione ed immediatezza. Cercando sempre di operare velocemente durante il reale svolgimento dei momenti di spedizione, cogliendo stati d’animo, condizioni meteorologiche avverse e situazioni critiche nel migliore dei modi possibili, evitando ricostruzioni non in tempo reale”.
Come potremmo definire questa avventura? “Una storia di ricerca, avventura ed esplorazione, raccontata direttamente dai protagonisti, nello stesso istante in cui la stanno vivendo. Un racconto di spedizione suddiviso in tentativi falliti, rassegnazione, convivenza forzata, entusiasmo, determinazione e fatica, con delle riflessioni a tutto campo sul coraggio dell’avventura soprattutto nel quotidiano e i suoi effetti sui giovani uomini che si mettono in gioco, quasi in controtendenza in un momento storico sempre più virtuale e basato sulle esperienze condivise di altri”.

Tanti si chiedono perché lo avete fatto. Uno stimolo a mettersi in gioco su terreni dove non servono sci, ramponi, piccozze, corde e chiodi, ma ugualmente una buona dose di curiosità, determinazione e coraggio”.



Omaggio a Nadine Gordimer, Premio Nobel 2001 per la letteratura. (Domenica 5 luglio ore 18,00)



Quest'anno renderemo omaggio a Nadine Gordimer, scrittrice sudafricana premio Nobel per la letteratura ad un anno dalla sua scomparsa avvenuta il 14 luglio 2014 a Johannesburg. La Gordimer era molto legata all'Italia, tutti i suoi romanzi sono stati pubblicati da Feltrinelli. Frabosa Sottana era il suo abituale luogo di vacanze estive che trascorreva dalla figlia Oriane a Pianvignale, e proprio la figlia sarà graditissima ospite al Salone del Libro di Montagna domenica 5 luglio alle ore 18,00 per ricordarne la vita e le opere assieme a Claudio Bo presidente dell'Associazione Culturale Gli Spigolatori di Mondovì che nel 2007 pubblicò un breve racconto L.U.C.I.E. l'unico libro della Gordimer ambientato in Italia, a Pianvignale, frazione del comune di Frabosa Sottana.


La copertina del breve racconto L.u.c.i.e.




Oriane Gawronsky, figlia di Nadine Gordimer


L'esordio come scrittrice avvenne all'inizio degli anni 50 con il libro "I giorni della menzogna" (Feltrinelli) , romanzo di formazione molto autobiografico di una giovane donna bianca in un paese lacerato dai colori della pelle. Nadine Gordimer amava definirsi un'africana bianca. L'ultima sua opera I Racconti di una vita" è una raccolta di storie inedite e toccanti, lunghe diversi decenni dagli anni 50 fino al duemila, che hanno raccontato ai suoi lettori le crepe, ma anche le tenui speranze del Sudafrica. Nel 1991 vinse il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione "esser stata di enorme beneficio all'umanità grazie alla sua scrittura magnifica". Nadine era una combattente nata. Una donna minuta, delicata, elegante, salottiera, ma costantemente in prima linea contro ogni forma di razzismo in nome degli ultimi. Ha lottato tutta la vita contro la segregazione razziale del Sudafrica pre-Mandela ma anche post come quello di Zuma devastato dalla corruzione. Si era iscritta al partito di Madiva l'African National Congress quando era ancora fuorilegge. Dopo il grande amore per la letteratura arriva l'ammirazione per Nelson Mandela, conosciuto nel 1964 durante il processo Rivonia, al termine del quale Mandela venne condannato all'ergastolo. Assieme a lui ha lottato per decenni per raggiungere la libertà. Nadine Gordimer aveva ricordato così il Presidente Mandela dopo la sua morte "Noi sudafricani siamo fortunati ad averto avuto con noi. Perchè se dovessi provare a spiegare tutto quello che ho avuto da lui, io che sono fra le persone che hanno avuto l'onoro di conoscerlo di persona, credo che non ci riuscirei. Madiba era un democratico naturale, una cosa piuttosto rara in Africa, In un continente che ha lottato per decenni per liberarsi dalla dominazione straniera e raggiungere la libertà è rato trovare qualcuno che non basi la sua azione sull'odio o il risentimento.


Nadine Gordimer con Nelson Mandela


LA BIBLIOGRAFIA DI NADINE GORDIMER

Romanzi

  • I giorni della menzogna  (The Lying Days) (1953)
  • Un mondo di stranieri (A World of Strangers) (1958) Feltrinelli, 1961, 1982
  • Occasione d'amore (Occasion for Loving) (1963) Feltrinelli, 1984, 1989
  • Il mondo tardoborghese (The Late Bourgeois World) (1966) Feltrinelli, 1989
  • Un ospite d'onore (A Guest of Honour) 1970 - vincitore del James Tait Black Memorial Prize. Feltrinelli, 1985, 1991
  • Il conservatore (The Conservationist) (1974) - vincitore del Broker Prize. La tartaruga, 1987; Feltrinelli, 2009
  • La figlia di Burger (Burger's Daughter) (1979) Mondadori, 1979; Feltrinelli, 1992, 1995
  • Luglio (July's People) (1981) Rizzoli, 1984; Feltrinelli, 1991
  • Una forza della natura (A Sport of Nature) (1987) Feltrinelli, 1987
  • Storia di mio figlio (My Son's Story) 1990 Feltrinelli, 1991, 1993
  • Nessuno al mio fianco (None to Accompany Me) (1994) Feltrinelli, 1994, 1999, 2013
  • Un'arma in casa (The House Gun) (1998) Feltrinelli, 1998, 2001
  • L'aggancio (The Pickup) (2001) Feltrinelli, 2002, 2003
  • Sveglia! (Get a Life) (2005) Feltrinelli, 2006
  • Ora o mai più (No Time Like The Present) (2012) Feltrinelli, 2012

Raccolte di racconti

  • Face to Face (Faccia a faccia) (1949)
  • Town and Country Lovers
  • The Soft Voice of the Serpent (La voce soave del serpente) (1952)
  • Six feet of the Country (1956)
  • Not for Publication (1965)
  • Livingstone's Companions (I compagni di Livingstone) (1970)
  • Selected Stories (1975)
  • No Place Like: Selected Stories (1978)
  • Il bacio di un soldato (A Soldier's Embrace) (1980) La tartaruga, 1983
  • Qualcosa là fuori (Something Out There) (1984) Feltrinelli, 1986, 1997
  • Correspondence Course and other Stories (1984)
  • The Moment Before the Gun Went Off (1988)
  • Il salto (Jump: And Other Stories) (1991) Feltrinelli, 1992, 2007
  • Why Haven't You Written: Selected Stories 1950-1972 (1992)
  • Loot: And Other Stories (2003)
  • Beethoven era per un sedicesimo nero (Beethoven Was One-Sixteenth Black) (2007) Feltrinelli, 2008, 2010
  • Racconti di una vita (Life Times: Stories 1952 - 2007) (2014) Feltrinelli

Saggi

  • Vivere nell'interregno (The Essential Gesture) (1998) Feltrinelli, 1990
  • The Black Interpreters (1973)
  • Scrivere ed essere. Lezioni di poetica  (Writing and Being) (1995) Feltrinelli, 1996
  • Vivere nella speranza e nella storia: note dal nostro secolo  (Living in hope and history: notes from our century) (1999) Feltrinelli, 1999

Altre opere

  • On the Mines (1973)
  • Lifetimes Under Apartheid (1986)
  • L, u, c, i, e. (2007)



24 giugno 2015

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Conferenza sui risultati del Progetto EthWAL riguardante gli insediamenti rurali pastorali in alta quota della Valle Maudagna tenuta da Francesco Carrer dell'Università di York sabato 4 luglio ore 20,45



COMUNICATO STAMPA PROGETTO ETHWAL 2015

Sono state organizzate per l’inizio del mese di luglio, due conferenze in cui verranno presentati i risultati di un progetto di ricerca denominato EthWAL.
Una prima conferenza si terrà giovedì 2 luglio, alle ore 20:30, presso la Sala Consiliare nel palazzo della biblioteca di Magliano Alpi (CN). Sabato 4 luglio, alle 21:00, avrà luogo la seconda conferenza, nella sala convegni dell’Albergo Italia di Frabosa Sottana (CN). A parlare in entrambe le occasioni, sarà il dott. Francesco Carrer, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York (Regno Unito), coordinatore del progetto. Organizzatori delle serate sono i Comuni di Magliano Alpi e Frabosa Sottana, con la collaborazione del sig. Giovanni Dulbecco. L’ingresso a entrambi gli eventi è libero e gratuito.



Il progetto EthWAL è finanziato dall’Unione Europea e coordinato dal dott. Kevin Walsh e dal dott. Francesco Carrer dell’Università di York (Regno Unito). Scopo principale di questo progetto è studiare come le comunità montane delle Alpi occidentali hanno dato forma ai paesaggi di alta quota negli ultimi secoli, e come continuano a trasformarli ancora oggi.
Durante le prime fasi del progetto, è stato identificato e selezionato un sito pastorale in Val Maudagna, chiamato “gias della Brignola”, a 1950 m di altitudine circa. Esso è costituito da due capanne in pietra a secco, molto semplici, chiamate casòt: una era tradizionalmente utilizzata come rifugio del pastore (margaro), l’altra come zona di produzione del formaggio. Le due capanne erano utilizzate sino a un paio di anni fa, ma la loro origine è sconosciuta. Nell’estate 2014 sono stati aperti alcuni saggi di scavo all’interno di queste strutture. I dati raccolti sono stati studiati dal gruppo di ricerca dell’Università di York, e hanno restituito informazioni di eccezionale importanza storica.




Nel corso delle due conferenze che si terranno a Magliano Alpi e Frabosa Sottana verranno presentati i risultati di questo scavo, e sulla base di questi risultati verranno proposte alcune interpretazioni sulla storia della pastorizia e dei paesaggi delle Alpi Marittime.

Durante questi eventi verrà anche presentato un volantino, realizzato dallo scrivente con la collaborazione di Veronica Tondato e con il patrocinio della Soprintendenza Archeologia del Piemonte e dei Comuni di Magliano Alpi e Frabosa Sottana, in cui si riassumono le caratteristiche e la storia del “gias della Brignola”.
             Francesco Carrer

18 giugno 2015

COMUNICATO STAMPA: A Frabosa Sottana sabato 4 e domenica 5 luglio la seconda edizione del Salone del Libro di Montagna



L'OMAGGIO A NADINE GORDIMER, L'ALIMENTAZIONE, GLI INSEDIAMENTI RURALI PASTORALI IN ALTA QUOTA AL CENTRO DELLA RASSEGNA PROMOSSA DALL'ASSOCIAZIONE CULTURALE VALLE MAUDAGNA



Frabosa Sottana (CN) 18 giugno 2015 – Edizione numero due, sabato 4 e domenica 5 luglio prossimi, per il Salone del Libro di Montagna. Ideata da Gianni Dulbecco del sito web “www.frabosasottana.com”, organizzata in collaborazione con l’Associazione San Biagio di Miroglio, la rassegna promossa dall’Associazione Culturale Valle Maudagna, si svolgerà presso l’Albergo Italia in via Principe Umberto 15 a Frabosa Sottana, in provincia di Cuneo.
La manifestazione che gode del patrocinio del Comune di Frabosa Sottana e del sostegno di alcune importanti realtà imprenditoriali, allarga sensibilmente i propri orizzonti e compie, in occasione dell’edizione 2015, un autentico salto di qualità.

OMAGGIO AL NOBEL “NADINE GORDIMER”
Tra i punti cardine della seconda edizione della rassegna, c’è l’omaggio, ad un anno dalla sua scomparsa avvenuta il 14 luglio 2014, a Johannesburg, a Nadine Gordimer. Scrittrice sudafricana premio Nobel per la letteratura La Gordimer era molto legata all'Italia.
Frabosa Sottana era il suo abituale luogo di vacanze estive che trascorreva dalla figlia Oriane a Pianvignale. E proprio la figlia sarà graditissima ospite al Salone del Libro di Montagna domenica 5 luglio alle ore 18 per ricordarne la vita e le opere assieme a Claudio Bo presidente dell'Associazione Culturale Gli Spigolatori di Mondovì che nel 2007 pubblicò un breve racconto L.U.C.I.E. l'unico libro della Gordimer ambientato in Italia, a Pianvignale, frazione del comune di Frabosa Sottana.

GLI INSEDIAMENTI RURALI DELLA VALLE MAUDAGNA
Al Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana si parlerà anche di insediamenti rurali pastorali in alta quota. Di quelli della “Valle Maudagna” in modo particolare, sui quali ha lavorato, nell’ambito del “Progetto Ethwal”, promosso dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, il professor Francesco Carrer. 
Nell’ambito di una conferenza in programma alle ore 20,45 di sabato 4 luglio presso l’auditorium dell’Albergo Italia, Carrer illustrerà i clamorosi risultati delle analisi statistiche e di laboratorio sui reperti scavati in alta quota, studio  che lo ha visto impegnato nel dipartimento di archeologia dell'università inglese di York per tutta la stagione invernale.
La ricaduta di questo lavoro, da un punto di vista turistico, può costituire un ottimo volano per l'economia di tutto il comprensorio.

CIBO E IDENTITA’ LOCALE
Non mancherà il legame con il cibo, argomento al centro dell’attenzione dell’EXPO di Milano.
“Cibo e identità locale – sistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità” è il tema del breve convegno e titolo del libro edito dal Centro Studi Valle Imagna, che il professor Michele Corti, autore dell’opera con Sergio De la Pierre e Stella Agostini svilupperà sabato alle 17,30, presso la sala convegni dell’Albergo Italia.
Uno studio approfondito e articolato per segnalare i processi virtuosi innescati in sei distretti lombardi grazie alla riscoperta dei prodotti tipici dell’enogastronomia.  Corti & soci hanno ricostruito alcuni “modelli” esemplari di sviluppo locale in cui la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali ha innescato processi virtuosi di rigenerazione comunitaria, all’insegna di proposte autosostenibili.
“Cibo e identità locale” mette in relazione l’esperienza di Gandino con il Mais spinato con altri cinque sistemi agroalimentari lombardi di eccellenza: il grano saraceno di Teglio, il vitigno urbano Pusterla di Brescia, l’asparago di Mezzago, lo stracchino all’antica di Corna Imagna e il bitto della Val Gerola.

IL SALONE DEL LIBRO DI MONTAGNA PROMUOVE LE DE.CO DELLA VALLE MAUDAGNA
Gli organizzatori del Salone del libro di Montagna intendono portare i riflettori anche sulla specificità di alcuni tra i più apprezzati prodotti alimentari della zona. Lo faranno promuovendo i prodotti a marchio De.Co (Denominazione Comunale di Origine) contrassegno che certifica la provenienza di un determinato prodotto del comparto enogastronomico o artigianale.
Si tratta di uno strumento atto a valorizzare un preciso territorio che si presta a molteplici opportunità di marketing territoriale. E’ frutto di un serio lavoro di analisi e censimento atto ad individuare quelli che sono i prodotti che rappresentano il territorio stesso: ne precisa le metodologie di elaborazione e ne valorizza il metodo tradizionale al fine di accrescere il senso di appartenenza di una comunità.
Recentemente il Comune di Frabosa Sottana ha riconosciuto tre De.Co: il Formaggio Moscon; i Ravioli Frabosani di castagne e la Torta di Ramassin.

GLI “INCONTRI CON GLI AUTORI”
Appuntamento cardine del Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana è e resta quello legato agli incontri con gli autori. Il programma prevede, nell’ambito della “due giorni”, la gradita presenza, presso la sala convegni dell’Albergo Italia di Frabosa Sottana, di una decina di stimati apprezzati scrittori che illustreranno le loro opere.

Qui di seguito il programma degli incontri con gli Autori (Sala Convegni Albergo Italia)

Sabato 4 luglio 2015

Ore 10,45 Gabriele Gallo “Le Alpi Marittime” Daniela Piazza Editore
Ore 15,30 Bruno Vallepiano “Oscuri Percorsi” Araba Fenice Edizioni
Ore 16,30 Giorgio Ferraris “Racconti del treno” Araba Fenice Edizioni
Ore 17,30 Michele Corti Università di Milano “Cibo e identità locale” Centro Studi Valle Imagna
Ore 20,45 Francesco Carrer “Il Progetto Ethwal, gli insediamenti rurali pastorali in alta quota della Valle Maudagna” University of York

Domenica 5 luglio 2015

Ore 10,45 Paola Scola “Eroi nel fango” Araba Fenice Edizioni
Ore 15,00 Christian Roccati “Sette nero” Il Geko Edizioni e “Sentieri di neve” Edizioni del Capricorno
Ore 16,00 Gianni Ferrero e Paolo Pavarino “Timballo di pere martine” omaggio a Vittorio Bertolino Araba Fenice Edizioni
Ore 17,00 Alessandro Beltrame “Jel Tegermen il mulino a vento” - video
Ore 18,00 “Omaggio a Nadine Gordimer” premio Nobel per la letteratura. Saranno presenti la figlia Oriane Gawronsky e Claudio Bo Presidente Associazione Culturale Gli Spigolatori.

ESPOSIZIONE CASE EDITRICI E PRODOTTI LOCALI
Nella “due giorni” del Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana sul piazzale interno dell’albergo Italia è prevista la partecipazione di alcune tra le più note case editrici che esporranno le migliori produzioni librarie aventi come tema la montagna a 360 gradi.
Appositi stand accoglieranno anche alcune aziende produttrici di prodotti alimentari tipici locali.

Inaugurazione ufficiale sabato 4 luglio alle ore 10.
Apertura salone sabato 4 e domenica 5 luglio dalle ore 10 alle 20.

Il Salone del Libro di Montagna di Frabosa Sottana si svolge ad ingresso libero.